mercoledì 4 febbraio 2015

GALIMBERTI E L'IMPORTANZA EMOTIVA

“Oggi i giovanissimi sono più soli e più depressi, più 
rabbiosi e ribelli, più nervosi e impulsivi, più aggressivi e 
impreparati alla vita, perché privi di quegli strumenti 
emotivi indispensabili per dare avvio a quei 
comportamenti quali l’autoconsapevolezza, l’autocontrollo, 
l’empatia, senza i quali saranno capaci di parlare, ma non 
di ascoltare, di risolvere i conflitti, di cooperare.”
“… Fa la sua comparsa il “gesto”, soprattutto quello 
violento, che prende il posto di tutte le parole che questi 
ragazzi non hanno scambiato né con gli altri per istintiva 
diffidenza, né con se stessi per afasia emotiva.”
“… Nella nostra vita ci è stato insegnato tutto, ma non 
come connettere il cuore con la mente, e la mente con il 
comportamento, e il comportamento con il riverbero 
emotivo che gli eventi del mondo incidono nel nostro 
cuore.”

(Umberto Galimberti,2002)

Questa citazione di Umberto Galimberti, esprime tutta l'importanza che può assumere la sfera emotiva nel contesto in cui viviamo. Quando si parla di emozioni, non ci si ferma solo ad aspetti manifesti come un sorriso o una lacrima concreti, ma si cela qualcosa di veramente più intenso, ed essenziale per la vita umana. Galimberti parla di autoconsapevolezza, autocontrollo, empatia, termini quasi sconosciuti o usati in modo falso ed errato. Tutti siamo capaci di parlare, in fondo le parole sono solo dei simboli che vengono emessi dalla bocca e convenzionalmente riescono a farci dialogare, ma troppo pochi sanno ascoltare, cooperare, rapportare, immedesimarsi nelle situazioni che ci si presentano di fronte. Perchè questa incapacità?
Oggi, più che l'ascolto si sono diffusi i gesti spesso troppo violenti che non ci permettono affatto di poter capire chi ci troviamo di fronte, non si ha il tempo necessario per poter riflettere su ciò che accade, e si è spinti a dover agire senza un come, o un quando ma l'importante è agire. Ma davvero l'azione, il gesto è diventato più importante di noi stessi e del nostro cuore? Sappiamo davvero fare tutto quanto e possiamo imparare molto velocemente a costruire o al contrario sfaldare ciò che ci piace o meno, che riteniamo giusto e sbagliato, ma se al contrario tutti ci fermassimo solo a pensare a chi abbiamo di fronte, chi veramente siamo e come potremmo collegare la nostra esperienza con quella altrui, forse, non certamente, ma i gesti vincolati non avrebbero più quella connotazione negativa. Tutto ciò che ci circonda ci influenza sempre in modo negativo o positivo, ma poi sta ad ogni persona capire come poter gestire al meglio il nostro cuore, i nostri gesti ma soprattutto la nostra testa. La sfera emotiva così tanto sottovalutata è quella che poi si ricollega ai tanti gesti, quella che fa scattare la scintilla tra il nostro cuore , la nostra mente e le nostre azioni. Perchè allora non conoscere qualcosa così importante? 














domenica 1 febbraio 2015

COME POTER EDUCARE UN BAMBINO AL RICONOSCIMENTO DELLE PROPRIE E EMOZIONI?

Abbiamo potuto capire quanti studi siano stati svolti dagli studiosi per poter comprendere la grossa valenza in ambito educativo delle emozioni. Ma esistono degli strumenti che possano aiutare il bambino a riconoscere le propri emozioni? Sicuramente molto efficaci nello sviluppo e nel riconoscimento emotivo sono  i rapporti inter ed intra personali con altri coetanei, ma esistono anche alcune tecniche che possono rivelarsi efficaci come ad esempio la NPO ovvero la Narrativa Psicologicamente Orientata. Questa tecnica consiste nel raccontare una storia in cui ci sia un protagonista, un evento problematico, una soluzione ed un finale positivo. E' possibile così che il bambino che ascolta si identifichi con il protagonista, lo scopo del racconto  è quello di integrare contemporaneamente aspetti intellettivi, sociali ed emotivi. Il bambino identificandosi, potrà riconoscere e capire i suoi stati d'animo e cercare di orientarli nel giusto modo.

FONTI:
www.educare-alle-emozioni-con-la-npo.html

mercoledì 28 gennaio 2015

LE EMOZIONI NEL TEMPO..


Come abbiamo potuto intuire, parlare di emozioni e della loro origine specifica non è così semplice, infatti durante il corso del tempo numerosi studiosi hanno potuto indagare e cercare di attribuire una propria interpretazione giustificata sulla loro presenza e sul loro sviluppo. Numerosi dibattiti scientifici hanno caratterizzato la loro storia come per esempio la teoria di James e Lange nel 1884, e quella di Cannon Bard. Queste diversificazioni derivano anche e soprattutto dal fatto che gli studiosi usavano metodi di pensiero differenti e pertanto attribuivano importanza ad alcuni elementi piuttosto che ad altri. 
Nel Comportamentismo, Watson si interessò alle emozioni, in particolar modo stimolando i neonati e studiando le loro reazioni, giungendo alla conclusione che essi manifestassero in primis tre comportamenti emozionali diversi: ira, amore, paura. 
Secondo l'autore, partendo da questi tre e per mezzo dell'apprendimento si arriva a svilupparne molti altri. Oltre il Comportamentismo anche la teoria psicanalitica si interessò dell'argomento tanto che grazie al metodo dell'analisi di Sigmund Freud, si riuscì in età adulta ad estrarre le emozioni latenti che la mente per qualche ragione aveva voluto celare alla realtà, tanto da poterle rendere contenuti manifesti. Anche la medicina poi si interessò delle emozioni così come Ekman che si  interessò in modo particolare agli aspetti legati alla trasmissione ed alla comunicazione delle emozioni. Perciò capire quale sia totalmente corretta è impossibile, visto che quando si parla di emozioni si devono prendere in considerazione tantissimi aspetti che a volte vengono sottovalutati e tralasciati. Di certo, possiamo solo affermare che il termine emozione sia un "termine valigia". 

FONTI:

martedì 27 gennaio 2015

COME INSEGNARE LE EMOZIONI AI BAMBINI?


 Un buon metodo per far conoscere le emozioni ai bambini è quello di raccontare filastrocche, storie, favole. I bambini molto spesso si identificano nei personaggi e vorrebbero somigliare agli eroi ed ai protagonisti principali. 
Anche se può sembrare banale l'uso di filastrocche è molto utile anche per insegnare tanti valori come la solidarietà, il lavoro di squadra, il rispetto. Oltre il contenuto di questi racconti è importante porre la giusta attenzione a come si raccontano perchè più il tono di voce si immedesima all'interno del racconto, più il bambino pone attenzione, e impara. 
Il bambino ascolta queste fiabe e favole e si identifica in qualche personaggio che gli suscita attenzione, che vorrebbe somigliare, ciò fa scatenare in lui emozioni molto forti come la gioia o la paura. 
Il 20 Maggio 2012 si è verificato il terremoto in Italia che ha avuto grandi conseguenze soprattutto nelle regione emiliana. Dopo questo terribile fenomeno naturale i bambini e anche i genitori avevano molta paura di lasciare tornare i figli a scuola così attraverso l'ausilio della favola dei tre porcellini si è riusciti ad infondere un po' più di sicurezza e piano piano si è riusciti ad eliminare quella terribile ansia che in modo giustificato tormentava le famiglie.
Questo è un piccolo esempio di come la favola, un racconto che non ha attinenze con la realtà, ma tratta di personaggi inventati che hanno anche poteri magici possano aiutare il bambino a superare le proprie difficoltà e a comprendere certe caratteristiche a cui non attribuiva importanza riuscendo anche a gestirle attraverso l'aiuto dell'educatore.  

FONTI:

mercoledì 21 gennaio 2015


EKMAN & FRIESEN: LE EMOZIONI SONO UNIVERSALI 

Al contrario di ciò che sosteneva Margaret Mead, Ekman e Friesen dimostrarono come le emozioni non fossero determinate dalla cultura di appartenenza o dagli usi, costumi, tradizioni di esso ma al contrario fossero universali in tutto il mondo indipendentemente dalle diversità di cultura, società. I due studiosi fecero osservare a persone abitanti diversi paesi foto che ritraevano facce di persone che esprimevano particolari emozioni, successivamente chiedevano ai soggetti di associare all'immagine una parola tra qelle che  venivano fornite in una lista dove erano espresse anche le 6 emozioni di base. I risultati mostrarono come tutte le culture condividessero le stesse parole. 


Allora Ekman e Friesen pensarono che queste reazioni potessero essere influenzate dai mezzi di massa,  dalle tecnologie perciò decisero di prendere come soggetti degli abitanti della Nuova Guinea che vivevano in luoghi isolati e non avevano contatti con il resto del mondo. A questi venivano mostrate tre foto che rappresentavano tre volti umani con diverse emozioni e venne raccontata una storia a carattere emotivo. Una volta finita la storia veniva chiesta l'emozione suscitata ed ancora una volta i soggetti diedero la stessa risposta come accaduto nello studio precedente a dimostrazione dell'ipotesi di partenza. 

FONTI:
it.wikipedia.org/wiki/Paul_Ekman

domenica 18 gennaio 2015

LE PRIME TEORIE CLASSICHE:

LA TEORIA DEI DUE FATTORI DI SCHACHTER


Una delle teorie classiche più importanti è stata formulata da Stanley Schachter ed i suoi collaboratori nel 1964, assumendo il nome di "Teoria dei due fattori". La denominazione derivava dal fatto che lo studioso aveva attribuito importanza sia a ciò che aveva affermato in precedenza James e sia a ciò che aveva sostenuto Arnold.
Secondo Schachter quando si parla di emozione entrano in gioco due componenti: fisiologica e psicologica. 
Lo stato emotivo perciò non è altro che il risultato di due atti cognitivi; una riguarda la percezione ed il riconoscimento della situazione, l'altro invece riguarda la connessione tra questo atto cognitivo e lo stato di attivazione psicofisiologico(denominato arousal).

FONTI:
web.it//emozione.htm

sabato 10 gennaio 2015

LE PRIME TEORIE CLASSICHE:
LA TEORIA DELLA VALUTAZIONE COGNITIVA DI ARNOLD


Una delle prime teorie cognitiviste riguardante le emozioni, è stata formulata da Magda Arnold ed i suoi collaboratori verso la fine degli anni cinquanta. La teoria, chiamata con il nome di "valutazione cognitiva", si basava sulll'ipotesi che un essere che si trova per la prima volta ad affrontare una situazione, la valuti di sua spontanea volontà e la categorizzi come buona o cattiva. Secondo la Arnold, queste valutazioni vengono mediate dal sistema limbico, e portano chi si trova di fronte ciò ad "agire di conseguenza". Questa teoria perciò afferma che le emozioni emergano sia dalla valutazione che attribuiamo alla situazione, sia dai comportamenti che di conseguenza mettiamo in atto. Ad esempio una situazione che consideriamo in modo negativo ci potrebbe portare una sensazione di rabbia oppure, una che al contrario consideriamo positiva potrebbe portarci gioia. 

FONTI:
web.tiscali.it/francescopace/emozione.htm